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Cattura
Questo è un post insolito per la nostra rassegna di news ma pensiamo meriti, per la sua disarmante efficacia, di essere riproposto ai nostri clienti. Usiamo opportunamente il verbo “riproposto” perché si stratta uno stralcio della newsletter che Paolo Ambrosi ha recentemente inviato ai suoi potenziali corsisti. Ambrosi crediamo non abbia ormai bisogno di presentazione, perché è uno dei massimi studiosi del serramento e anche il docente dei corsi Thermoposa che molti lettori di queste righe hanno frequentato.Il tema è: i clienti non vogliono una posa ad alta efficienza energetica perché costa troppo. “Una delle più grandi bufale che ho letto sui social” afferma lapidario il buon Ambrosi. E per smontarla alla radice non ricorre a giri filosofici ma ai numeri, che sono le cose che tutti capiscono meglio.

“Una posa tradizionalescrive Ambrosi con silicone e schiuma costa circa 4 Euro. Non è garantita nel tempo, non è conforme alla prestazione dei serramenti e quindi ne peggiora l’efficienza termica e soprattutto acustica. I materiali per la costruzione di un nodo secondario ad alta efficienza con materiali conformi a quanto prescritto dalla norma UNI 11673-1 costa circa 16 Euro. È garantita 10 anni, non richiede l’installazione di coprifili, è semplice da fare, non si rischia di sporcare ma soprattutto riesce a far sì che i valori del serramento certificati in laboratorio, siano conformi anche all’atto della posa”.

Fin qui è chiaro! Il discorso fila. L’analisi non fa una piega. La domanda scomoda arriva subito dopo: “C’è qualcuno la fuori che pensa veramente che gli stessi clienti che spendono 500 Euro o più per una finestra, siano disposti a rinunciare ad una posa garantita nel tempo perché costa 12 Euro in più?”.

Non è finita. Arriva a ruota la domanda scomodissima rivolta al serramentista: “Devi scegliere per la tua casa nella quale vivrai per il resto della tua vita tra una finestra posata “tradizionalmente” a 504 Euro, oppure puoi scegliere una finestra con posa garantita 10 anni a 516 Euro. Cosa scegli?”.

La conclusione di Ambrosi è, come suo costume, alquanto caustica e troppo corrosiva per essere riportata in questa news. La tralasciamo volentieri. Ci fermiamo alla fondamentale riflessione cui ci obbligano queste poche righe. Forse dobbiamo un attimo fermarci tutti a meditare bene sul loro significato. Quando usiamo il termine “tutti” ci mettiamo davvero tutti, anche noi distributori, che forse non facciamo fino in fondo la nostra parte.